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La forza dei ghiacci, l'urlo delle monti:il parco del Durmitor

I contrafforti rocciosi ricoperti da giganteschi pini neri (Pinus nigra) della riserva integrale di Crna Poda sono l'ideale biglietto da visita del parco nazionale del Durmitor, lì dove il fiume Tara precipita nel baratro del suo profondissimo canyon, più di mille metri d'altezza, secondo soltanto al Gran Canyon negli Stati Uniti. Il parco è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità nell'ambito della Rete di Risorse della Biosfera: un riconoscimento importante, testimonianza di valori paesaggistici, naturali, scientifici e culturali. Si estende per circa 39.000 ettari, e comprende l'intero massiccio del Durmitor, con un'altitudine media di 1.400 metri, e un insieme di vette di cui ben 48 oltre i 2.000. La cima più alta è il Bobotov Kuk, che raggiunge i 2.523 metri. Sono inoltre presenti ben 13 circhi glaciali, 18 laghi glaciali, 3 immensi canyon, Tara, Susica, Komarnica, 748 sorgenti ed un numero impressionante di doline, grotte e altri fenomeni carsici. Ciò che certamente accentua il godimento di questo grandioso patrimonio è una rete sentieristica adeguata: tra i primati del Durmitor c'è anche quello di avere circa ben 2.000 chilometri di sentieri segnati. Frutto dell'azione d'immense forze tettoniche che hanno fatto sorgere il massiccio, e poi dell'erosione successiva di acqua e ghiaccio, il paesaggio oggi conserva un fascino vibrante e irripetibile. L'azione contrastante delle forze geologiche è viva e facilmente percepibile soprattutto nella parte alta del massiccio: qui regna uno scenario caotico e straordinario di rocce, pinnacoli, versanti precipiti, doline, inghiottitoi carsici ricolmi di ghiaccio, strati orizzontali che si presentano ora perfettamente verticali, piccole e grandi faglie, morene, circhi glaciali, massi erratici di micro e macro erosioni carsiche così tormentati da avere quasi l'impressione di sentire la roccia contorcersi e gemere.

Un urlo squassante deve aver accompagnato la nascita del canyon di Susica quando la lingua di ghiaccio, scesa dalla parte alta del massiccio, ha scavato nel corso di millenni la roccia calcarea, creando questo straordinario fenomeno geologico. Dritto come un'autostrada, come se una possente e scintillante lama dall'alto fosse calata sulla terra, il canyon è lungo circa 15 chilometri e presenta nel fondo due laghi glaciali, Skrcko e Susicko. Nella parte alta, l'antica zona di alimentazione del ghiacciaio, si trova un grande circo glaciale che precipita con un dislivello di quasi 900 metri dalla vetta del Bobotov Kuk. Nell'epoca dell'ultima glaciazione (da 100.000 a 12.000 anni fa), questo dislivello era ricoperto da un'unica coltre ghiacciata, che esercitava immani forze sulla roccia sottostante. Per ogni 100 metri di spessore il ghiaccio esercita infatti una pressione equivalente a mille tonnellate per metro quadrato: il nostro ghiacciaio era quindi in grado di spostare le montagne con una forza pari a circa diecimila tonnellate per metro quadrato.

Con questi calcoli in mente e l'assurdo tentativo d'immaginare queste forze in azione, mi sono affacciato su; canyon in corrispondenza del piccolo centro di Crna Poda. Il baratro mi ha lasciato attonito. I pini neri dall'alte paiono colonne di un enorme tempio naturale, i tronchi argentei s'innalzano sino a 30-40 metri, costruendo con le chiome una volta dalla quale filtra una tenue luce. Nel parco nazionale del Durmitor esiste una delle ultime foreste primarie di pino nero presenti in Europa. In basso, su: fondo del canyon, corre un lungo sentiero che parte dalla sommità del circo glaciale: si tratta di un percorso ideale per gli appassionati di trekking. Il Susica, dopo il suo percorso rettilineo, s'immette nell'immenso tortuoso canyon del fiume Tara, che scorre tra due pareti rocciose alte in alcuni tratti sino a 1.300 metri e larghe anche 5 chilometri. L'evidente diversità morfologica con il Susica è dovuta alla genesi fluviale e non glaciale del Tara: qui, a costituire il canyon, è stata l'azione combinata delle acque impetuose del fiume e l'innalzamento delle montagne ad opera delle forze tettoniche.

Il Tara scorre lento, senza tempo, nel suo ampio alveo sassoso e libero di dipanarsi in un susseguirsi di anse e curve, avvolge piccole isole boscose, accarezza i fitti boschi che ricoprono le sue rive. Limpido, esuberante, pieno di vita, lontano dall'aspetto smorto, alterato, dimesso che hanno molti fiumi presenti in aree cosiddette sviluppate, è il più lungo fiume del Montenegro. Le acque si presentano limpide, cristalline, i ciottoli sul fondo sono puliti e levigati, nessuna sospensione, nessun tappeto algale. Una miriade di avannotti, come non ne avevo mai visti, si muovono svelti nelle acque basse e diverse natrici (Natrix tessellata) serpeggiano tra i ciottoli dando loro la caccia. Sopra, un masso al centro del fiume una fatta piena di pezzi di lische e mandibole di pesci è il marchio inconfondibile della regina del fiume la lontra (Lutra lutra). Come verificherò poi anche in altri corsi fluviali, questo raro mammifero è ancora comune in Montenegro. Ma come non potrebbe, visto l'incontaminato ambiente naturale? Su queste acque, sempre uguali ma sempre diverse, è possibile compiere oggi un'esperienza veramente unica in Europa: la discesa lungo il canyon su zattere fluviali.

Nicolò Carnimeo
Giornalista

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