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Arte e cultura

Storia dal XVI al XX secolo

All’inizio del XVII secolo la decadenza dell’impero ottomano provocò l’aumento delle violenze e il peggioramento della posizione della popolazione cristiana. Durante le guerre di Candia e di Morea le tribù montenegrine cominciarono a collaborare con Venezia contro i turchi.

Venne consolidato il sistema tribale e l’autorità del vladika (metropolita ortodosso - principe) di Cetinje ed inoltre Venezia nominò un governatore civile nel Montenegro. In questo modo il paese acquistò un’autonomia di fatto.

Il Montenegro nel 1711 rispose all’invito di Pietro il Grande per una sollevazione contro l’impero ottomano, ma dopo che la Russia ebbe stipulato una pace con il sultano, rimase esposto alle violenze turche. Il vladika Danilo (1697 - 1735) fondò la dinastia dei Petrović Njegos e si recò in Russia la quale concesse dei sussidi e promise la sua protezione; si instaurò cosi un forte e duraturo legame con la Russia. Dopo la guerra del 1714-1718 contro i turchi (con la partecipazione dei montenegrini) Venezia optò per la neutralità e di conseguenza i vladika si rivolsero alla Russia e all’Austria in cerca di protezione, desiderosi di liberarsi definitivamente dei turchi.

Il Montenegro si trovò in guerra semi permanente contro l’impero ottomano. Nel 1796, anno in qui venne promulgata la prima legge scritta, i montenegrini guidati dal vladika Petar I Petrović (1784-1831) sconfissero per due volte l’esercito del pascià di Scutari e lo uccisero. In seguito il vladika Petar I e Petar II (1831- 1851) rafforzarono il potere centrale, eliminarono i governatori e trasformarono il Montenegro in una teocrazia. In quel periodo vennero anche formulati i progetti per un Grande Montenegro, esteso verso il territorio ottomano circostante. Si svilupparono le idee che vedevano il Montenegro come il centro di un grande impero degli slavi meridionali ortodossi, il Piemonte serbo.

Il paese si legò sempre di più alla Russia. Con Danilo I (1852 -1860) il potere spirituale venne diviso da quello secolare e dunque lui divenne il primo principe laico. Egli continuò ad accentrare il potere, diminuendo le autonomie tribali, promulgò un Codice e ottenne importanti vittorie contro i turchi allargando i confini. Abbandonò la politica filorussa e panserba; il suo progetto prevedeva il Montenegro come uno stato nazione indipendente; strinse legami con la Francia, ma il suo operato si interruppe bruscamente perché fu ucciso in un attentato .

Nikola I (1860-1918) continuò a rafforzare il potere ed a modernizzare lo stato. Abbandonò la politica filofrancese e si legò alla Russia che gli offrì aiuto politico, militare e materiale. Sperò di diventare il sovrano di un grande stato panserbo e favorì lo sviluppo di una coscienza nazionale serba nel Montenegro. Nel 1866 aderì al piano del principe di Serbia Mihailo Obrenović di unione con la Serbia; poiché Mihailo non ebbe figli, dopo la sua morte Nikola sarebbe dovuto diventare il sovrano del nuovo stato; ma l’unione non si realizzò. Come i suoi predecessori, Nikola favorì le rivolte in Erzegovina e dovette quindi affrontare le offensive turche.

Nel 1876 entrò in guerra contro l’impero ottomano e conseguìe vittorie in varie battaglie a differenza dell’alleata Serbia che venne subito sconfitta e firmò la pace. Nel 1878 al Congresso di Berlino il Montenegro venne riconosciuto indipendente, il territorio venne allargato ed ottenne uno sbocco al mare. Nikola approfittò dei 34 anni di pace per modernizzare lo stato, ma regnò in modo autocratico il chè scatenò il malumore della nascente classe borghese, degli studenti ed degli intellettuali. Stabilì intensi rapporti con le potenze e diventò il più importante alleato della Russia nei Balcani, visto che la Serbia seguiva una politica filo austriaca. Diede in sposa le figlie ai rampolli di importanti dinastie europee: Romanov, Battemeberg, Karagiorgević e Savoia e così Elena divenne regina del Regno d’Italia.

Intanto in Serbia nel 1903 i congiurati della “Mano Nera” uccisero il re Obrenović e sua moglie; il nuovo re Petar Karagiorgiević abbandonò la politica filo-austrica e si legò fortemente alla Russia che cominciava a sostenere il piano della Grande Serbia che prevedeva l’anessione del Montenegro. Per accontentare gli oppositori, Nikola promulgò nel 1905 una Costituzione e nel 1910 si proclamò re. Ciònonostante i suoi oppositori, sponsorizzati dalla Serbia organizzarono due congiure con l’intenzione di rovesciare Nikola e anche di ucciderlo. Falliti questi tentativi e condannati i congiurati, si inasprì il conflitto politico tra l’opposizione filoserba e i sostenitori di Nikola e si interruppero i rapporti diplomatici con la Serbia.

Nonostante ciò il Montenegro entrò nelle guerre balcaniche del 1912 come alleato della Serbia, della Grecia e della Bulgaria, conquistò una parte del Sangiaccato di Novi Pazar e del Kosovo . Nel 1913-14 si pianificò di nuovo l’unione con la Serbia. Entrò nella Prima guerra mondiale come alleato della Serbia, anche se non attaccato e rifiutò le offerte che arrivavano da Vienna e che prevedevano la ricompensa della neutralità con degli allargamenti territoriali.

L’esercito montenegrino combattè eroicamente insieme ai serbi subendo enormi perdite (40% dei soldati). Quando gli eserciti austro-ugarico, tedesco e bulgaro penetrarono in Serbia, i montenegrini si sacrificarono per assicurare la ritirata dell’esercito serbo attraverso l’Albania durante l’inverno 1915-1916, ma i serbi impedirono la ritirata dell’esercito montenegrino; così dopo l’occupazione del paese, il re Nikola con il governo andò in esilio in Francia senza l’esercito.

Nella Prima guerra mondiale le perdite ammontarono a circa 60.000 persone, (il 18% della popolazione). Il governo serbo in esilio riuscì a convincere gli alleati ad isolare Nikola e ad escluderlo dal processo di costruzione del nuovo stato jugoslavo. La delegazione montenegrina non partecipò alla firma della dichiarazione di Corfù del 1917 con la quale il governo serbo e il Comitato jugoslavo decisero la fondazione del Regno dei serbi, croati e sloveni (dal 1929 chiamato Jugoslavia).

Fonte

Prof. Antun Sbutega

Lezioni tenute presso l'Università La Sapienza di Roma

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